domenica 11 dicembre 2011

Maratona Telethon 2011


Attenzione!
Sta per ritornare il momento di scendere in campo per la gara di solidarietà del 'Telethon' la maratona benefica che da venti anni la Banca Nazionale del Lavoro Gruppo BNP Paribas organizza per raccogliere fondi a favore della ricerca sulla distrofia muscolare e su altre malattie genetiche.
A Firenze come tradizione il fulcro di Telethon sarà in Piazza della Repubblica . Venerdi 16 e sabato 17 Dicembre avremo modo tutti di sostenere la ricerca. Nelle due giornate infatti si alterneranno,all’interno dei locali della Bnl e in piazza, eventi culturali, musicali, di arte, tradizione,sport e animazione per favorire la raccolta fondi. La vostra offerta, anche piccola, può essere un grande aiuto! Partecipate numerosi!
Questo il programma delle due giornate:

Venerdì 16 Dicembre
Presenta Eva Edili di RDF con Marco Predieri

17.00 Un palco per Telethon con il Teatro Lumière

17.30 Giacomo Carolei presenta il libro “Tre righi tre caramelle”

18.00 Musica leggera con Luca Moriani

19.00 Un palco per Telethon con il Teatro Lumière

20.00 Spettacolo di cabaret e musica con I Gemelli Siamesi e Evelyn

21.00 Sonakaustica in concerto

Sabato 17 dicembre
Presentano Mario Tenerani e Alessandra Maggio di Lady Radio

10,00 Esibizione dell’ Unità Cinofila dei Carabinieri

11.00 Athenaeum Micro Jazz Band in concerto

12.00 I bambini incontrano i campioni dello sport.

14.00 Premiazione Fiorentini doc con Brunetto Salvini, Narciso Parigi, Adelaide Foti

15.00 Concerto del Piccolo Coro del Melograno

16.00 Gli antichi mestieri. Stefano Marmugi e l’associazione Arrotini

17.00 Graziano Salvadori presenta il film “Sarebbe stato facile”

18.00 Gianni Scacco in concerto

19.00 Matteo Poggi e i “Diversamente Recitanti”

19.30 Sfilata di moda “La Gare 24”

21.00 Dinamo Rock Band in concerto

Due giornate di piano bar con Roberto Danesin & Friends.

Sabato alle ore 16.00 Grande caccia al tesoro genitori-figli “Conosci Firenze” con premi e gadget per tutti i bambini.

Animazione per bambini con il clown Pasticca e le Bolas di Francesco.

A tutti i partecipanti sarà offerto un buffet

venerdì 27 maggio 2011

Le Ragazze di San Frediano Atto II

“Sanfrediano è in realtà un albero che germoglia da infinite primavere, e le sue ragazze sono immortali come le sue pietre”. Vasco Pratolini.



Le ragazze di San Frediano sono bellissime. Hanno occhi luminosi e sorrisi dolci. Sono piene di voglia di vivere e si inventano mille cose da fare: cantano, parlano del loro quartiere nelle scuole americane e si incontrano nella biblioteca pubblica per leggere insieme. Hanno profonde rughe sul viso, ognuna delle quali racconta una storia. E loro, le ragazze, hanno voglia di raccontarle queste storie. Quasi tutte hanno frequentato le elementari in Via S.Monaca, una scuola femminile.“I maschi andavano alla Mazzini in via della Chiesa – dice Luciana, 62 anni. - una scuola mista, dove c’erano due porte d’ingresso, una per i maschi e una per le femmine. Le bambine uscivano dieci minuti prima perché altrimenti i maschi gli tiravano su la sottana”. Da piccole giocavano per strada sotto l’occhio vigile delle mamme che stavano a cucire e rammendare sulla porta di casa nelle stradine del quartiere.  “Si giocava a palla, a fune, a nascondino nelle scale buie dei palazzi – racconta Ornella, 78 anni – Un grande divertimento era guardare dalle finestre gli uomini per strada che si picchiavano e le donne che litigavano e si pigliavano per i capelli per gelosia. Il marito di un’amica, che faceva il fiaccheraio, se l’intendeva con una “gobbina”. La moglie, quando la incontrò, le strappò di dosso la camicetta per far vedere a tutti la sua gobba. Era come andare al cinema”. Qualcuna ha continuato gli studi dopo le elementari, altre hanno imparato subito dei mestieri. “Sono andata a scuola solo fino alla quinta elementare perché nella mia famiglia mi dicevano che nella vita è bene saper adoperare le mani – racconta Nicla, 74 anni - Ho fatto la ricamatrice, poi la sarta, l’aggiuntatora, facevo le tomaie per le scarpe e infine ho lavorato in una legatoria in via dei Ginori”. “ A otto anni andavo ad imparare a cucire nelle sartorie – dice Marisa, 86 anni -. Mi chiamavano “scricciolino”.Poi, un po’ più grandicella, ho lavorato in via delle Oche e dalle “Sorelle Polloni” sui Lungarni. Facevo anche gli abiti da sposa”. “Mia mamma mi diceva sempre che dovevo imparare un mestiere di casa per accudire gli uomini – racconta Marta, 71 anni -  Mi piaceva ricamare a macchina, ma quando il babbo è morto sono andata a fare l’impiegata”. “Le ore di lavoro non si contavano – dice Marianna, 84 anni – Io lavoravo in un’officina meccanica di arredamento. Quando ero libera mi piaceva andare a pattinare. Ho attraversato Firenze sui pattini”. “La nostra vita da ragazze, i  divertimenti, i primi incontri con i ragazzi, si svolgevano nel teatrino degli Artigianelli dove si mettevano su degli spettacolini, in Parrocchia o alle feste in casa”, raccontano le sorelle Nara e Gianna, 69 e 62 anni. “La sera potevamo uscire fino a mezzanotte solo a Capodanno e per l’ultimo di Carnevale – racconta Luciana, 69 anni -  gli altri giorni ci si inventavano delle scuse per poter tornare sempre un po’ più tardi. Ci si incontrava nel gruppo della Parrocchia del Cestello. Tutti gli anni si faceva una gita  e lì nascevano i primi amori”.  “Qualche volta si andava al cinema – continua Nicla - al Teatro di Cestello dopo la messa o al cinema  “Orfeo” in Piazza De’ Nerli. Raramente si andava di là dal ponte e quando succedeva era una festa, ci si cambiavano le scarpe e si metteva il vestito buono”.


Paolo ha 71 anni e vive in Borgo Tegolaio. Ha sempre lavorato, fin da bambino, come restauratore nel negozio che era del padre in via S.Spirito. “Da ragazzi – racconta – ci si ritrovava al bar in via Maggio e il divertimento più grande era fare degli scherzi. Una volta abbiamo riempito di ranocchi la vasca del Biancone in Piazza della Signoria. Un’altra volta, di notte, abbiamo murato la porta d’ingresso del tabaccaio”. I ragazzi erano divisi in tre bande “C’era quella di S.Frediano, quella di S.Spirito e quella del Canto dei quattro Leoni – continua – A volte si faceva a botte, ma per scherzare, anche se qualche volta capitava di farsi male”. E le ragazze? “Non era semplice stare con le ragazze – dice Paolo – se una si fermava per strada a parlare con un ragazzo veniva considerata una facile. Allora si andava alla messa la domenica per incontrarle e la maggior parte del tempo si stava fuori ,dalla chiesa a chiacchierare e ad organizzare le feste in casa, dove si faceva musica e si ballava”. Alessandro, classe 1932, amava andare a pattinare “Si pattinava in via Maggio, sotto i Portici in piazza della Repubblica o al “Bologna”.  Eravamo tutti dei “poveracci” dopo la guerra, i pattini si compravano a rate. La Luana però era un’altra cosa. La sua famiglia aveva una pasticceria in via S.Agostino e veniva a pattinare con dei bellissimi completini con la gonnellina. Eravamo tutti innamorati di lei, ma ha sposato uno ricco ed è andata a stare in America”. 


Chi sono oggi le ragazze di S.Frediano? Quali sono i nuovi volti che caratterizzano un quartiere che negli ultimi anni si è spopolato per lasciare spazio a tanti stranieri? Da un lato ci sono le giovani ragazze che tutte le mattine incontri dietro i banconi dei negozi, che portano avanti tradizioni e mestieri abbandonati da chi qui aveva vissuto e ha dovuto per vari motivi andarsene. Non vantano diritti di nascita nel quartiere ma sicuramente un diritto di appartenenza. Gaia ha 23 anni e gestisce un negozio storico di “chicche” in Borgo S.Frediano. Ha un viso dolce e lunghi capelli biondo platino. La sua famiglia ha rilevato questo negozio da due anziani residenti salvandolo dalla chiusura. Giovanna ha 35 anni e ha aperto da alcuni anni una piccola bottega dove esercita la sua attività di restauratrice e decoratrice di mobili. Rubina ha 29 anni e lavora nell’atelier di scultura della famiglia e porta avanti l’attività iniziata dal suo quadrisnonno Pasquale Romanelli, allievo di Lorenzo Bartolini. Rita ha 35 anni e fa la barista. E’ venuta dalla Sardegna 10 anni fa e si è trasferita a San Frediano. E’ molto sexy e molto corteggiata dai ragazzi che frequentano il bar di Michele in via S.Onofrio. Poi ci sono le ragazze che sono nate a San Frediano. Non abitano più nel quartiere da quando si sono sposate, ma il loro cuore è sempre rimasto qui e ci tengono fortemente alla loro identità di sanfredianine. “A noi ci riconoscono – dice Silvia, 26 anni – perché siamo un po’ sguaiate. Noi non parliamo, si urla. All’inizio la gente ci guarda strano, ma quando ci conoscono capiscono che siamo vere e sincere”. Sono cresciute insieme le ragazze e hanno vissuto forse gli ultimi anni in cui San Frediano era ancora “il quartiere” di Vasco Pratolini, “un po’ becero e vivace”. “Quando eravamo ragazzine – dice Valentina, 35 anni – ancora si vedevano le signore anziane sedute sulle seggioline davanti alla porta di casa. Gli stranieri si fermavano a fotografarle”. “Ci si ritrovava tutte in Piazza Tasso – dice Cristina, 42 anni – o al circolino in via del Leone che chiamavamo “Cellula”. Eravamo una bella compagnia”. “Andavamo a fare merenda dal coccolaio in via del Leone, che faceva i panini con le polpettine e alla stalla in piazza Tasso, dove ci facevano fare i giri sulle carrozze”. “I ragazzi si ritrovavano davanti al bar e quando passavamo facevano commenti anche pesanti – racconta Valentina – ma guai se qualcuno che non era del quartiere faceva apprezzamenti su di noi. I sanfredianini ci proteggevano e volavano anche botte.” “Fino a qualche anno fa San Frediano era un rione, dove ci si sentiva una grande famiglia – dice Silvia - e un po’ imparentati lo siamo davvero perché si viveva in case fatiscenti, si dormiva tutti in una stanza, fratelli, cugini, zii e ogni tanto i grandi tiravano la tendina e chissà che succedeva là dietro”. “Ormai a San Frediano sono rimasti solo pochi vecchi – dice Caterina – che vivono in case con lo sfratto, le stesse che noi abbiamo dovuto abbandonare senza trovare un’altra soluzione abitativa nel quartiere”. “Piazza Tasso non è più vivibile – dice Silvia – è invasa da barboni e extracomunitari che vivono sulle panchine. E’ pieno di siringhe. Ragazzi giovani non se ne vedono più”. Ma le ragazze, come allora, continuano a ritrovarsi tutti i pomeriggi alla ludoteca di via della Chiesa dove portano a giocare i bambini che frequentano le scuole del quartiere. “Anche se non abitiamo più qui – dice Cristina – il nostro cuore è sempre in questo quartiere e siamo orgogliose di essere sanfredianine”.


E i giovani ragazzi che come Bob di Vasco Pratolini fanno perdere la testa alle ragazze del Quartiere? Raffaello, 30, anni, è il fratello di Rubina e continua il mestiere di scultore da quattro generazioni. E’ single ed è considerato un gran rubacuori. E’ un ragazzo gentile, dai modi delicati come le sue mani che scolpiscono nel marmo bellissimi volti di donna. “A San Frediano si respira una bella aria, siamo una grande famiglia – dice Raffaello – Le ragazze sono carine, simpatiche, non hanno peli sulla lingua ma sono un un po’ chiuse, vecchio stile. Un po’ d’altri tempi. Oggi subiscono la concorrenza delle ragazze straniere, che sono molte in S.Frediano”. La pensa così anche il cugino di Raffaello, Jacopo, 28 anni, che dà una mano nel laboratorio e che sicuramente fa girare la testa a molte ragazze con i suoi grandi occhi neri “ Le ragazze che vediamo nel quartiere sono quelle  che lavorano nei negozi e sono molto carine – dice -  ma anche piuttosto riservate. Quelle che vivono qui, invece, sono soprattutto straniere e, mi dispiace dirlo, un po’ hanno soppiantato le ragazze di San Frediano”.

Francesca Tofanari

"Nuovo Corriere di Firenze"
Martedì 25 gennaio 2011

giovedì 10 marzo 2011

"10 Ragazze" riempiono l'Aurora



Una giovane regista alla sua prima esperienza dietro la macchina da presa, un gruppo di attori fiorentini più o meno noti, dieci belle ragazze e la campagna toscana. Questi gli ingredienti di “10 Ragazze”, il film di Tessa Bernardi che giovedì sera ha riempito il cinema Aurora di Scandicci strappando anche qualche applauso. Due comici allo sbando, Alessandro Paci e Alessio Nonfanti, novelli Gatto e la Volpe, convincono dieci belle ragazze a seguirli in giro per paesini e sagre, facendo loro credere di essere in un Reality Show. Prese come sono dal desiderio di apparire, le ragazze sono disposte a fare qualunque cosa, anche la più improbabile, come andare per i campi con i tacchi a spillo per recuperare due taniche di benzina. La loro unica preoccupazione sembra essere quella di trovare il “confessionale” per poter parlare di sé e sparlare delle compagne. Insieme a loro un Graziano Salvadori bodyguard, molto più attento ai “body” che alla “guardia” delle ragazze. Carlo Monni e Sergio Forconi, seduti al tavolino di un bar, come una sorta di Coro Greco, raccontano e commentano la storia, dall’antefatto all’epilogo con lieto fine. “10 Ragazze” è una commedia gradevole e divertente, realizzata con pochi mezzi e senza troppe pretese. Alessandro Paci e Graziano Salvadori dicono di essersi divertiti molto sul set e di aver vissuto anche delle situazioni in cui la realtà ha superato la fantasia. “C’è una scena del film – racconta Paci – dove siamo io, Graziano e Alessio che con il furgone andiamo oltre il limite di velocità. Ci dovevano fermare degli attori vestiti da carabinieri, invece ci hanno fermato quelli veri. Noi abbiamo detto le nostre battute e la loro reazione è stata la stessa come da copione”. Il film sarà in vendita in DVD dal prossimo 8 marzo.

Francesca Tofanari

Il Nuovo Corriere di Firenze, 13 febbraio 2011

"Femmine contro maschi", è guerra

In “Femmine contro Maschi” del regista Fausto Brizzi, si intrecciano tre storie dedicate ai difetti delle donne che, nella ricerca dell’uomo ideale tentano di cambiare i propri compagni rischiando così di perderli. “Emilio Solfrizzi perde la memoria e la moglie Luciana Littizzetto cerca di “resettarlo” in una specie di maggiordomo; Ficarra e Picone sono osteggiati dalle compagne Francesca Inaudi e Serena Autieri nella loro passione per la musica; Nancy Brilli e Claudio Bisio fingono di essere una coppia felice pur essendo separati da due anni, per non dispiacere l’anziana madre di lui. All’uscita dal cinema Fulgor, le Femmine Barbara, Francesca, Federica, Valeria e Sestilia e i Maschi Leonardo, Giuseppe e Stefano concordano sul fatto che, nonostante sia stato preceduto da critiche non troppo lusinghiere, il film è molto carino e divertente, con un cast di bravi e brillanti attori italiani. Ma qualcuno ci ha trovato anche degli spunti di riflessione sui rapporti tra uomo e donna. Stefano, riferendosi all’episodio del marito “resettato”, ha detto che è giusto che un uomo aiuti la moglie che lavora e deve occuparsi dei figli, ma certi lavori domestici, come stirare, lo fanno sentire meno maschio. “Le femmine – dice - non sono più abituate a far sentire un maschio “maschio”. Anche Francesca, come Stefano, pensa che uomini e donne siano diversi e che ognuno dovrebbe riappropriarsi del proprio ruolo nella coppia e nella famiglia “Io ho visto dei valori positivi in questo film – dice Francesca - al di là di alcune esagerazioni che dovevano dare colore. Le figure più belle del film sono state la bambina e il bambino dell’episodio con Nancy Brilli. Il bambino che corteggia la bambina scrivendole una lettera è un ritorno alle origini. Adesso sono le ragazze che vanno dai ragazzi. I maschi scappano perché le donne sono troppo aggressive.” C’è chi ritiene che il ritratto che nel film viene fatto delle donne sia esagerato. “Le donne sono dipinte come delle streghe - dice Barbara - io non credo di essere così rompiscatole. Bisogna andare incontro anche alle esigenze di libertà del marito”. “Sembra che noi freniamo tutti i sogni e i desideri degli uomini – interviene Sestilia -, per farli stare sempre a casa con noi e con i figli. Non è sempre così”. Una cosa comunque è certa secondo Francesca: “Quando una donna in famiglia sta male salta tutto. Se la donna ha dei problemi, questo crea poi degli squilibri nella famiglia. Infatti le crisi femminili nel film si ripercuotono sull’equilibrio e sulla serenità familiari”.“La donna che cerca di cambiare l’uomo alla fine perde” conclude Valeria. E Stefano, riprendendo il concetto del maschio che stira, ribadisce che “non ci sono più femmine “femmine”. Avrà forse dovuto ricredersi quando ha varcato la soglia del cinema una splendida Marina Ripa di Meana, che più femmina di così…

Francesca Tofanari

Nuovo Corriere di Firenze, 7 febbraio 2011

"Il discorso del Re" esalta il pubblico

Dodici nomination all’Oscar per il film “Il discorso del Re” del regista inglese Tom Hooper, protagonisti Colin Firth, Barbara Bonham Carter e Geoffrey Rush. Un film che si potrebbe supporre impegnato e un po’ pesante e che si rivela invece leggero e divertente; una storia di amicizia e di buoni sentimenti, ambientata in un contesto storico drammatico, che rimane sempre un po’ in secondo piano. Uscito venerdì sera a Firenze in soli due cinema, il film non ha deluso le aspettative di un pubblico abbastanza ristretto, ma raffinato e competente. “Molto bello – dice Daniele Dragoni - Attori meravigliosi. Bravo Colin Firth, ma credo che per apprezzare ancora meglio la sua recitazione il film andrebbe visto in lingua originale. Brava la Bonham Carter e bravissimo il dottore”. “Mi sono piaciuti molto i vestiti e i costumi – aggiunge Cinzia Fontana -, mentre trovo che non si siano sprecati troppo nelle ricostruzioni storiche” “Il film mi è piaciuto tanto – commenta la signora Franca Luongo - Colin Firth recita molto bene. E’ un film originale, né storico né tematico, ma focalizzato sul problema della balbuzie di re Giorgio VI e sul bellissimo percorso che fa con il suo logopedista. La storia è molto verosimile, sono curiosa di sapere se le cose sono andate davvero così. Ho apprezzato molto anche l’attrice e la fotografia”. “E’ un film originale, fuori dagli schemi e sopra le righe - interviene Giuseppina Gruppillo - Ho trovato molto contemporanee le scenografie, nonostante fossero ricostruzioni filologiche dell’epoca del deco’, in particolare le carte da parati della casa del logopedista. Non so quanto ci sia di vero ma sicuramente la storia è molto verosimile. Belle le inquadrature dei primi piani deformati dell’inizio. Interessante dal punto di vista della costruzione del film”. A giudizio del pubblico, “Il Discorso del Re” le dodici nomination le merita tutte. In particolare, passano a pieni voti l’attore protagonista Colin Firth e i due attori non protagonisti Helena Bonham Carter e Geoffrey Rush.

Francesca Tofanari

Nuovo Corriere di Firenze, 30 gennaio 2011

"Qualunquemente", buona la prima

Diffcilmente un film riesce a mettere d’accordo persone di diverse generazioni, giovani e meno giovani. Ci è riuscito Qualunquemente, l’attesissimo film di Antonio Albanese, uscito nelle sale venerdì scorso. “Senzadubbiamente” un film che fa ridere, ma un po’ a denti stretti, perché la storia di Cetto La Qualunque, il candidato sindaco del paesino calabrese Marina di Sopra , uomo corrotto e ignorante che con il motto "Più pilu e cemento armato” compra voti, elargisce favori agli amici e si contorna di bellissime donne, fa pensare a vicende politiche troppo attuali. “Non riesco a ridere tanto su cose che sotto sotto sono vere” commenta Alice, una giovane ragazza all’uscita dal cinema. Allo stesso modo la pensano le signore Carla e Anita “Il film mi ha messo un gran malessere – dice Anita – perché si vedeva riflessa la realtà. Sembra una storia paradossale, ma non lo è poi così tanto”. “La situazione è esasperata – aggiunge Carla – ma attuale. Abbiamo riso ma quasi ci vergognavamo. Albanese comunque è bravo e il film è curato e ben fatto. Mi ha deluso invece Sergio Rubini. Il suo personaggio è poco brillante ”. “Pensavo meglio – commenta Stefano – il film è carino, lui è molto bravo, ma,da grande fan di Cetto La Qualunque, speravo di fare qualche risata in più”. “Ci è piaciuto così così – concordano Michele, Maddalena, Cecilia e Flavia, gli amici di Alice – E’ piacevole vedere il personaggio di Albanese in uno sketch, ma tutto un film è troppo”. “Amo Albanese – dice Daniele – ma ho trovato il film molto lento. Preferisco vederlo in uno spettacolo di cabaret dove il messaggio arriva più immediato. Eccezionali invece le location, soprattutto la casa di Cetto, dove non c’è un dettaglio che non sia di cattivo gusto”. “Dunquemente” il personaggio di Cetto La Qualunque non delude i suoi fans e Antonio Albanese si conferma attore bravo e dall’umorismo sarcastico e intelligente. Ma sembra che tutti “concordemente” preferiscano “più pilu per tutti” a piccole dosi.

Francesca Tofanari

Nuovo Corriere di Firenze, 23 gennaio 2011

domenica 13 febbraio 2011

Borgo Ognissanti, un kebab in salotto


Borgo Ognissanti è la lunga strada della zona ovest del centro di Firenze che corre più o meno parallela all'Arno da piazza Goldoni al Prato di Ognissanti. Nel complesso una strada tranquilla, con tanti negozi, ristoranti e bei palazzi storici. Il fondo stradale è un po’ dissestato e fa acqua da tutte le parti, nel vero senso della parola perché le fogne danno di fuori, ma a primavera dovrebbero iniziare i lavori alle fognature, per cui la strada sarà riasfaltata. Tutto questo è dovuto in gran parte al lavoro che da quattro anni sta portando avanti l’Associazione Borgo Ognissanti, una vera e propria Associazione di strada che coinvolge ben 88 negozianti. “L’Associazione è nata – dice il suo Presidente Fabrizio Carabba – per cercare di fare qualcosa per la strada che stava cadendo nel degrado”. Grazie alla forza e allo spirito di collaborazione di tutti i negozianti Borgo Ognissanti può essere considerata un po’ un’isola felice. “Si riescono a portare avanti tanti progetti – continua Carabba - come l’aiuola in via Curtatone che sostituirà i cordoli di plastica bianchi e rossi, gli interventi su alcuni Palazzi in decadimento come l’Hotel Albion e l’ex Economia e Commercio che diventerà la sede del Polimoda. E’ la prima strada a Firenze dove il Quadrifoglio ha messo i cassonetti interrati. Per ora abbiamo sempre trovato nell’Amministrazione degli interlocutori che ci sono stati a sentire”. Certo, i problemi ci sono, ma riguardano essenzialmente il fatto che molti residenti se ne sono andati “La gente va a vivere fuori dal centro, – dice Francesco, che gestisce da tanti anni una gastronomia di famiglia - in posti che si raggiungono più comodamente con la macchina e preferisce fare la spesa nei centri commerciali”. “Prima c’erano tanti uffici – dice Elisabetta del Forno Becagli – ma da quando hanno messo la porta telematica si sono trasferiti quasi tutti fuori dalla zona blu, soprattutto per la carenza di mezzi pubblici”. Anche dal punto di vista della sicurezza, l’Associazione svolge un ruolo importante. Borgo Ognissanti è una strada in cui si può passeggiare tranquilli la sera perché ben illuminata e continuamente presidiata dai Carabinieri del locale Comando. L’importante è non girare l’angolo in via Palazzuolo. “Purtroppo – continua Carabba - nonostante i continui controlli, il problema della criminalità, dello spaccio e della prostituzione di via Palazzuolo e delle strade limitrofe non si riesce a risolvere, nonostante siano venti anni che l’Amministrazione è allertata. Non c’è un intervento sistematico per mandare via gli stranieri non regolari. Possiamo solo far si che il fenomeno resti circoscritto”. “Negli ultimi anni sono venuti a vivere qui tanti extracomunitari, - dice Massimo, il pescivendolo – Quelli che non hanno un lavoro vanno ad incrementare la criminalità di via Palazzuolo, altri hanno aperto delle attività commerciali. Bisognerebbe tutelare i negozi del quartiere e garantire una continuità generazionale dei mestieri. Ma gli affitti sono troppo alti e molti se ne vanno. Solo in Borgo Ognissanti ci sono tre negozi che vendono Kebab. Ma chi va a mangiare il Kebab l’ha mai provato un panino con il lampredotto?”